
La serie prima di essere un formato è un concetto, e il legame che il nuovo millennio ha stabilito con il formato seriale ha radici profonde, che risalgono all’avvento della modernità, prima ancora della nascita del cinema, e che poi in tutto il Novecento attraverso la diffusione dei media, dell’industria culturale e del consumo di massa ha avuto un pieno sviluppo.
La serie è una forma. Quella di una relazione in cui il ricorrere degli elementi porta con sé la variazione degli stessi: una differenza nella ripetizione. Gli elementi messi in serie definiscono una orizzontalità che li sottrae ad ogni metafisica della rappresentazione: non si tratta di mettere in rapporto un segno e un contenuto, ma di mettere in relazione i segni tra loro (ripetendoli), a partire dallo scarto da ciò di cui sono segni. Come dice Deleuze, ogni “forma seriale si realizza necessariamente nella simultaneità di due serie almeno”, è dunque “multiseriale”. Lo vediamo nell’opera d’arte: la figurazione nella “serie” pittorica, pur mantenendo l’identificazione di ciò che mostra (le ninfee nella serie di Monet, o la serie delle vedute del Monte Fuji di Hokusai) comporta, attraverso il ripetersi variato della forma, la variazione di ciò di cui mostra (il “senso” della ninfea e quello del Fuji). La serie è il modo in cui una identità diviene, ripetendosi cambia, sottraendosi ad ogni logica e metafisica. L’arte è l’ambito proprio della sua attuazione.
La serie è un formato. Il formato seriale, inizialmente progettato per l’organizzazione e la distribuzione della narrazione in ambito letterario, migra verso il cinema, la radio, la musica e infine la televisione. Si pensi agli eroi seriali dei romanzi a puntate, come Fantômas, Sherlock Holmes, Nick Carter e ai loro adattamenti cinematografici; alle vedute dei fratelli Lumière e ai viaggi fantastici di Méliès; alle soap opera trasmesse dai network radiofonici statunitensi come Painted Dreams (1930-1943), Ma Perkins (1933-1960); infine alle prime serie antologiche come Alfred Hitchcock presenta (1955-1962) e alle serie episodiche come Perry Mason (1957-1966) e Bonanza (1959-1973). Ma il termine 'serie' può indicare anche una successione di suoni musicali: il metodo delle dodici note messo a punto da Schönberg sfrutta questo principio compositivo, rompendo l'ordine gerarchico tra i suoni della scala in un regime di continua variazione che ridefinisce lo spazio sonoro, capace di superare la tradizionale distinzione tra orizzontalità della melodia e verticalità dell’armonia. A partire dalla fine dell’Ottocento, dunque, per poi affermarsi nel Novecento, il concetto di serie e i suoi correlati, tra cui quello di ripetizione e di variazione, diventano elementi essenziali per definire il carattere degli oggetti artistici tecnicamente riproducibili, dei nuovi formati narrativi e delle modalità della loro fruizione.
La serie è un dispositivo narrativo tecnologicamente mediato. Dalla fine del Novecento e negli anni Duemila, il racconto in serie si rinnova, grazie alla definizione di nuove prassi estetiche e produttive legate all’audiovisivo e alla galassia dei media che si è andata configurando con lo sviluppo delle tecnologie digitali e della rete. La struttura narrativa seriale si appropria e riconfigura alcuni tratti caratteristici della classicità cinematografica – tra cui la narrazione forte, la centralità dei personaggi e dell’azione – e le serie tv diventano oggetti culturali capaci di generare una discorsività diffusa, di incidere nella costruzione degli immaginari collettivi, di generare un’affettività condivisa. Molto è cambiato negli ultimi venti anni: le forme della distribuzione, le pratiche spettatoriali, i mondi narrativi che le serie creano, ma soprattutto l’importanza e la centralità che le serie tv hanno acquisito con sempre maggiore intensità nelle nostre abitudini di visioni.
A partire da questo quadro teorico si possono individuare alcune direzioni verso cui orientare la riflessione sul tema: “Identità/Serie”; “Unicità/Ricorsività” “Mondi narrativi” (dalla letteratura al cinema); “Filmico/Seriale” (serialità cinematografica attraverso i grandi film ad episodi come Heimat di Reitz, ma anche in forma di sequel); “Quality/Complex Tv” (le golden age della televisione statunitense e la serialità complessa, affermatasi con il nuovo millennio prima in Usa e poi a livello internazionale) .